Pelletteria artigianale

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Essere un’artigiana me lo ha insegnato mio babbo, e non parlo solo del mestiere in se di lavorare il cuoio, ma dell’essenza che si nasconde dietro a questa vita, perché definirsi artigiana non significa solo realizzare prodotti con le proprie mani, ma vivere di passioni.

Una passione ereditata dalla mia famiglia

Sono Micol Spanó, classe 1991, e cresco in una piccola casa il cui piano terra era adibito a laboratorio artigianale dove lavoravano i miei genitori.

Fin da piccola ho respiravo l’odore del cuoio e mi ricordo che ogni mattina, prima di uscire per andare scuola, percorrevo un corridoio stipato di cinture e portafogli che portava al portone di casa.

Ricordo anche gli enormi sacrifici fatti dai i miei genitori, le sveglie all’alba e le nottate passate in laboratorio per portare a termine gli ordini, le ore dove mio babbo, chiuso in ufficio, si occupava della contabilità e i pomeriggi frenetici e interminabili in cui mia mamma doveva gestire clienti, rappresentanti e le “dade”, così chiamavamo io e mia sorella le ragazze che lavoravano in laboratorio, perché alla fine facevano parte della famiglia anche loro.

Con il passare degli anni il piccolo laboratorio sotto casa si ampliò e venne trasferito in uno stabile nella zona industriale di Cervia, soprannominato da tutti noi il “capannone” e io decisi di intraprendere la mia strada iscrivendomi all’università di belle arti per studiare fotografia.

Purtroppo però le cose non andarono come mio babbo aveva sognato, da umile artigiano non poteva, da solo, diventare un imprenditore, e iniziarono una serie di problemi che mi portarono a prendere una decisione che avrebbe cambiato radicalmente la mia vita.

Mia mamma, quando dovetti scegliere la scuole superiori, mi suggerì il liceo scientifico perché “non sei una ragazza manuale”, ma in realtà ho sempre avuto la passione di realizzare cose con le mie mani, soprattutto perché mi piaceva l’idea di personalizzarle ai fini di ottenere qualcosa di unico, l’unica cosa che mi mancava ero lo spazio e il coraggio di mostrare questo mio interesse, e forse per questo scelsi fotografia all’università, perché mi permetteva di raffigurare la realtà a modo mio, rendendola unica.

Così quando dovetti decidere se continuare gli studi o aiutare i miei genitore nella piccola azienda di famiglia, decisi quest’ultima strada.

E la prima cosa che mi disse mio babbo fu “sappi che sarà una strada piena di soddisfazioni, se riuscirai a creare una tua identità, ma dovrai essere brava a gestire il tuo tempo, per fare in modo che il lavoro non ti inghiotta”.

Presi questa frase un pò come sfida e un pò come la possibilità di riuscire finalmente ad esprimere me stessa in ciò che avrei potuto creare, così iniziai ad impegnarmi seriamente in questo mestiere.

Sono passati diversi anni e tutt’ora non mi sento “arrivata” perché ho ancora tantissime cose da imparare su questo vasto mondo dell’artigianato, ma con fierezza posso dire di aver raggiunto tanti piccoli traguardi che mi hanno reso l’artigiana che sono ora!

Come creo i miei prodotti

Così vorrei raccontarti nel concreto come dò vita ai miei prodotti.

La prima tappa è, ovviamente, avere l’idea di quello che si vuole realizzare e quindi prendo il mio blocco di fogli, matita e inizio a disegnare diversi bozzetti, modificando forme, misure e colori e ogni tanto mi aiuto con diversi libri di design per prendere qualche spunto.

È la parte che forse mi entusiasma meno, perché non vedo l’ora di iniziare a prendere in mano i pellami e lavorarli, così i miei bozzetti sono sempre molto veloci e senza troppi dettagli e informazioni (che però aggiungo poi in corso d’opera, perché la mia memoria non è tanto affidabile).

Dopodiché si entra nel vivo dell’artigianato ed eccomi qui tra gli scaffali del mio laboratorio, circondata da decine di pellami diversi, che valuto i vari spessori, adatti o meno per quello che voglio realizzare, le texture e i colori.

Una volta deciso il pellame si procede con il taglio che avviene in due maniere:

  • Grazie alle fustelle, sagome in ferro con una parte dotata di lama, che posizionata sul pellame disteso, viene pressata, ritagliando così in pochi secondi la forma desiderata. Questa opzione è quella più veloce, ma non sempre nel mio laboratorio ho la fustella delle dimensioni e forme che mi servono e il loro acquisto non sempre conviene, perché bisogna valutare se e in quanto tempo posso rientrare con le spese, se è una forma che potrebbe servirmi anche per altri prodotti e se è un modello che potrebbe essere richiesto o meno. Pensa che per fare il modello di borsette Miki, utilizzo 8 fustelle diverse, ma è una borsetta molto richiesta, quindi le fustelle mi sono molto utili sia a velocizzare il lavoro, sia a realizzare componenti sempre uguali e precisi.
  • Così se devo realizzare un modello nuovo entrano in campo i cartamodelli. Questi sono delle sagome in cartone che ritaglio a mano, della forma che necessito e poi li appoggio sul pellame disteso e con una penna apposita per il cuoio, traccio i contorni per poi ritagliarli a mano o con forbici o con il taglierino.

Una volta ritagliato tutti i componenti per realizzare uno specifico prodotto, borsa, portafoglio o cintura che sia, inizia l’assemblaggio.

Quante ore passate seduta alla macchina da cucire per capire e imparare le tecniche di cucitura, e quanti cicchetti ho preso da mio babbo per gli aghi rotti o l’uso del filo di dimensione sbagliata!

“Una brava artigiana deve conoscere i propri strumenti e saperli aggiustare nel caso si rompano, quindi ora stai seduta qui finché non capisci perché il filo salta i punti”. Ho sempre apprezzato questo modo che mio babbo utilizzava, e utilizza ancora, per farmi apprendere le cose, prima devo sbatterci la testa e provare a capire, solo dopo mi viene ad aiutare!

Però è bellissima la soddisfazione di vedere prendere forma ciò che ho tra le mani, e punto dopo punto, ecco la borsa finita, o quasi!

La mia arma segreta? Gli accessori!

È si, perché io adoro le borchie, e quindi dopo aver dato la sagoma giusta e aver reso concreto il mio bozzetto, c’è la parte che preferisco di più, ovvero borchiare.

Le borchie sono quei piccoli accessori metallici di varie forme, che utilizzo per dare uno stile e un carattere preciso alle mie borse, cinture e portafogli.

Questa fase è interamente realizzata in maniera artigianale in quanto ogni foro, nel quale poi andrà posizionata la borchia, è prodotto a mano, con chiodo e martello.

Il chiodo, come lo chiamo io, è un pestello passo a torchio, dotato ad una estremità di una filettatura nella quale si avvitano i punzoni che possono essere di grandezze e forme differenti.

Questo si posiziona in maniera verticale sul punto in cui voglio andare a forare il pellame e con una martellata inizio a forellare fino ad ottenere il disegno che ho in mente.

È un processo che definisco “a sentimento” perché a volte so subito il risultato che voglio ottenere, altre invece ho bisogno di più tempo, e quindi passo anche ore a posizionare le diverse borchie creando disegni sempre diversi e una volta trovata la composizione perfetta, con compasso, riga e pennino inizio a segnare tutti i punti in cui poi andrò a forare.

La bellezza di questo mestiere è anche questa, da una singola sagoma, posso realizzare tantissimi modelli differenti e ne è un esempio il mio amato zaino Alabamas!

Lo zaino è sempre lo stesso, stessa forma e dimensioni, con o senza frange, ma in base al pellame utilizzato e alle borchie scelte posso conferirgli stili sempre diversi.

Oltre a questo zaino, ho nel mio laboratorio dei modelli “fissi” ovvero modelli che sono e saranno sempre presenti, ma che cambiando accessori e materia prima, assumeranno aspetti differenti.

C’è il modello Miki, il primo modello realizzato assieme a mio babbo e chiamato così proprio da lui, per non dimenticare mai da dove sono partita.

É un modello tecnicamente semplice da realizzare ma estremamente versatile ed è bellissimo vedere come cambia aspetto solo con la scelta del pellame!

Prodotti unici e personalizzati

Nel mio laboratorio non troverai mai serie di prodotti tutti uguali, spesso ci saranno anche pezzi unici, proprio per questo motivo, perché non riesco a non sperimentare sempre nuove combinazioni di colori, borchie e pellami.

A volte ci provo, ritaglio e cucio un paio di borse (di solito il modello che sto vendendo di più), per avere giusto un poco di magazzino (perché non mi piace sprecare materie prime e quindi preferisco realizzare l’accessorio richiesto una volta ordinato), ma quando poi arrivo alla fase di borchiatura, il mio cervello si dissocia e alla fine mi ritrovo con tutte borse una diversa dall’altra!

Lavorare in serie mi annoia, sento proprio la mancanza di quella frenesia che provo gli istanti prima di vedere il risultato finale!

Ovviamente ci sono periodi in cui c’è bisogno di fare un pò di magazzino, soprattutto per quanto riguarda le cinture in pelle, in cui realizziamo il fusto base e poi all’occorrenza lo andiamo a modificare, per esempio borchiandolo, ma non si può sempre fare solo quello che piace!

Ti ho raccontato una minima parte di tutto ciò che c’è dietro a Spanò Pelletteria, non ti ho detto che oltre alla produzione del prodotto in se devo gestire la contabilità, e per questo dovrò fare una statua al mio commercialista per la pazienza che ha nei miei confronti!

Inoltre c’è la creazione di contenuti online e per contenuti intendo queste righe che stai leggendo, e tutti gli articoli presenti sul blog, le foto di ogni singolo prodotto (con l’annessa post-produzione), e quelle presenti su tutto il sito, le foto e i video presenti sui social (per farti un’esempio, per pubblicare un reel da 30 secondi io impiego, tra decidere cosa e come filmare, registrare il video, montarlo e tagliarlo, 30 minuti – 1 ora).

Oltre a questo devo gestire gli ordini online, quindi produrre i prodotti ordinati, scrivere le etichette con i rispettivi indirizzi e imballare la merce, e se qualche spedizione non va come dovrebbe a chi si rivolge la clientela? Ovviamente a me!

Quindi devo anche curare il servizio clienti, rispondere a messaggi, commenti, email e chiamate e spesso diverse mattinate le passo davanti al pc o al telefono.

Per non parlare del periodo estivo quando 6 giorni su 7, dalle 16:00 alle 24:30 sono a fare i mercatini artigianali ( e quindi riesco a stare in laboratorio solo la mattina) e non puoi immaginare quanto mi pesa non poter stare in laboratorio a realizzare nuove creazioni!

Ah dimenticavo, avrei anche una vita sociale!

Ora capisco mio babbo quando mi disse “ non farti inghiottire da questo lavoro” perché tutto quello che ho elencato, è si, per alcuni aspetti stressante, ma non mi pesa farlo.

Per esempio sto finendo di scrivere queste righe alle 00:40 di notte, ci sono giornate che non pranzo e tiro dritta a lavoro fino a sera, a volte rimango in laboratorio anche oltre le 23:00 e sono sacrifici, ma essere artigiani vuol dire amare con tutto il cuore il proprio mestiere anche i lati negativi.

Ogni mio prodotto rappresenta una piccola parte di me, alla fine un poco mi ci affeziono, insomma l’ho visto crescere!

A parte gli scherzi tengo davvero molto alla qualità dei miei articoli, alla ricerca di accessori sempre particolari, a migliorare sempre la mia tecnica, perché voglio che acquistando un prodotto Spanò Pelletteria si percepisca tutto questo e la cosa più importante è che tu possa considerarti soddisfatta/o di aver investito i tuoi soldi in una piccola realtà come la mia e che tutti i sacrifici che ho dovuto affrontare fino ad oggi non siano stati vani.

Quindi grazie.

Grazie per aver letto tutto ciò, per sostenermi e per credere nell’artigianato Made in Italy!

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